lunedì 6 agosto 2012

Octavo


Finzioni


Esiste nella regione di Puño un paesino di nome Lampa, che vive di copie e ricorsi. 
Appare come tutti i piccoli pueblos del sud peruviano, con case basse, una piazza principale e le strade di cemento polverose e deserte nell’ora della siesta. La chiesa e il municipio danno sulla piazza, l’una di fronte all’altro e si guardano complici, collaborando per il bene comune e soprattutto per il proprio.
La chiesa è dedicata a Santiago Apostol (San Giacomo), il patrono di Spagna, e subito rivela dei dettagli del tutto peculiari che invitano a ad avere consapevolezza di non trovarsi in un luogo comune. E’ un edificio molto grande, del tutto sproporzionato rispetto alla minutezza del paesino e ha le mura fatte di pietra e le tegole verdi e gialle che ricordano le foglie in Autunno.
“Sai”, mi spiegava Manuel, “Questo pueblo vive di rendita, delle megalomanie del dueño (il domino) che ha abitato qui nella prima metà del secolo scorso.  Enrique Torres Bélon, questo il suo nome, era un ingeniero de minas e già molto ricco prese a viaggiare e occupare cariche politiche, fino a diventare Senatore a Lima. Lampa è stato il suo paese di nascita e il potere e la ricchezza hanno fatto di lui il padrone di tutto, al di là delle cariche e delle sue proprietà. I suoi viaggi e la cultura molto grande avevano prodotto in lui un effetto particolare di smisurata ambizione e così aveva cominciato a mandar via denaro per richiamare artisti e materiali da luoghi lontani.



Fece arrivare del marmo da Carrara che andò a costituire il pavimento della chiesa, poi cominciò a tappezzare l’interno dei propri ricordi, resi solidi da scultori ben pagati (ad esempio una bruttissima Ultima cena di statue di marmo). Uno di questi artisti realizzò la più perfetta copia della pietà di Michelangelo (qui lo chiamano Miguel Angel), tanto buona da venire quasi riportata a Roma, in seguito all’attentato che l’opera originale subì negli anni cinquanta per mano di un folle. In Vaticano pensavano di offrire al pubblico solo la visione della copia, per preservare l’originale da altri pericoli, ma Bélon disse no, e la pietà non si mosse da dove stava. Almeno fin quando a Bélon capitò di morire.
Aveva infatti predisposto per sé un sepolcro che richiamasse alla memoria quello di Napoleone a Les Invalides: una bara sepolta in una camera capiente e vuota, con decorazioni dorate e un baldacchino di sostegno. Sulla sommità della bara sta proprio quella Pietà di Miguel Angel che volevano rapire; sulle pareti della stanza i teschi di tutti i lavoratori coinvolti nella costruzione di questo mausoleo moderno e con orbite vuote spiano verso il centro."
Lampa pare proprio questo luogo, dove gli specchi riflettono le buone intenzioni e le trasformano in orrore.

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“Io sono stato un anno a Lampa”, mi raccontava Padre Manuel, “Avevano appena costruito il carcere della città e vi avevano messo i criminali più pericolosi del paese, i terroristi del Sentero Luminoso. La gente del pueblo si era infastidita, si sentiva come offesa e aveva preso a protestare molto per questa scelta. Poi però il prete del paese cominciò a celebrare frequenti messe nel carcere e fece passare la processione della festa proprio da lì: in un primo momento le persone erano molto contrariate e litigavano col prete perché pensavano di subire un torto ulteriore; d’altro canto gli abitanti di queste zone sono religiosi fino al fanatismo e così misero da parte le proprie riserve e seguitarono ad andare a messa, sia pure nel carcere.  Dopo un po’ le cose si normalizzarono e nessuno pensò più alla prigione.
Qualcuno in realtà ci badava ancora, in un rapporto, se possibile, più diretto: quella di Lampa era infatti una zona molto legata al commercio e alla produzione di cocaina. I narcotrafficanti andavano e venivano dalla selva,  ma vivevano nel paesino come se niente fosse, più o meno nascosti alle autorità. Uno di questi era molto legato alla chiesa e ogni domenica partecipava alla messa e scambiava due chiacchiere con il curato e con noi giovani che eravamo appena usciti dal seminario. Qualche anno dopo venni a sapere dalla televisione che era stato ammazzato dalla polizia durante uno scontro e ne ebbi molta pena pur sapendo che era un criminale anche lui.


 Un giorno mi aveva chiesto, timidamente, di andare nella sua habitacìon a benedire la foto di sua madre, morta da qualche anno. Stava molto preoccupato, nella sua latitanza, di non poterne visitare la tomba o santificarne la memoria. Pensava che la benedizione fosse almeno un’azione riparatoria.
Io guardai il parroco titolare come a chiedergli il permesso, mentre quello fece un cenno bonario con il capo e sembrava sorridere. Allora mi accompagnò alla sua stanza che stava buia sulla cima di una rampa di scale: fece strada e spalancò la porta per il mio ingresso e con un cenno mi invitò ad entrare.  All’interno, tutte le pareti erano piene di pornografia, del livello più basso e sconcio. Il cura chiaramente lo sapeva già e mi aveva mandato proprio per ridersela con gli altri.
Io ancora un po’ intontito mi guardavo intorno scrutando le donne e senza pensarci troppo, con un’aria abbastanza distratta e superficiale mi volsi verso il figlio in attesa e dissi sbrigativo: “Y entonses, quale de estas es su mama?”

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 Il freddo è finalmente calato, qualche piccola goccia di pioggia ha cominciato a bagnare la terra secca del sud andino e sempre più frequentemente nubi grigie si sono affacciate sull’altipiano.
Lampa è stata l’ultima gita prima di lasciare Caracoto. Il tempo ha fatto il suo dovere ed è passato con le conseguenze del caso, riempiendo di tristezza e ineluttabilità i saluti agli amici. L’adios peruviano aveva il sapore del nostro addio e tutti i buoni propositi del mondo non potranno calmare i dubbi di questa specie di profezia.
Viaggiando verso Cusco ancora campi asciutti e animali al pascolo: anche le pecore, ormai scolorite, dicevano che era davvero arrivato il tempo di partire e che non dovevo rattristarmene. E lasciavano capire che in fondo tutto ha un termine per avere un nuovo inizio, e nuove cose attendono le nostre vite e nuove persone aspettano di essere incontrate e che il presente è più importante del passato e di tutti i futuri.
“Che idiozia”, pensavo rivolto a queste pecore stupide e vanitose, “ma non è meglio se vi fate gli affari vostri?”.


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